Esplor/Azioni Tra Arte e Teatro è alla sua ottava edizione e, ripetendo la felice formula degli scorsi anni, ci invita ad intraprendere un viaggio che unisce i personaggi ai luoghi che conservano le loro memorie. Eleonora Duse rivive fra le sculture che tanto amò nella casa del suo amico Giovanni Barracco, e che oggi sono ospitate nella Farnesina ai Baullari di Antonio da Sangallo.
Paolina Bonaparte Borghese ritroverà i suoi ritratti nell'edificio cinquecentesco dove abitò il pronipote Giuseppe Primoli, e che oggi raccoglie i ricordi della famiglia di Napoleone.
Nella Casa della Memoria e della Storia, sede dell'Associazione Nazionale dei Partigiani d'Italia, saranno nuovamente vive le lettere che Gramsci scrisse durante la sua peregrinazione per le carceri sotto il regime fascista.
Ringrazio gli artisti che hanno ricreato questi percorsi magici, e auguro agli spettatori un felice viaggio attraverso l’arte cui il teatro dona la parola.
Silvio Di Francia
Assessore alle Politiche Culturali
Roma ha ospitato grandi figure, ispirato pagine eterne e forme nuovissime, ha protetto passioni e idee, accolto talenti, invitato maestri, ma ha anche rielaborato mode, e modi, delineando nei secoli la sua unicità. Bella, si tinge ogni sera di un colore che mescola cipria e cenere, custodendo nell’improvvisa suggestione dei suoi squarci tanta memoria.
Da otto anni Esplor/Azioni dischiude grandi portoni, suona campanelli non abituati a suonare, invita grandi artisti a tornare nei luoghi un tempo amati. Così, un piccolo mondo rivive per gli ospiti del festival creando, di anno in anno, un universo nel quale le frasi si legano a un ricciolo del marmo, a una pennellata di colore, al suono di uno strumento. È la passione il filo segreto di questi percorsi, e anche adesso è la
passione che fa incontrare tre figure diverse.
Vi invitiamo il 20 e il 21 settembre in un piccolo museo romano, che contiene tesori riuniti dal culto della bellezza e dall’ossessione dello sguardo: quello del barone Giovanni Barracco, grande collezionista di sculture antiche, che adorava la perfezione e venerava la forma. Per questo, ha scelto le basi di ogni opera, in ebano e girevoli, sulle quali ogni segreto della fattura è dono all’occhio: e per dare all’occhio il piacere più pieno Barracco ha studiato, per ogni scultura, una luce che ne enfatizzasse i rilievi. La Duse amò molto queste sculture, ed è alla Duse e alla luce che Caterina Carpio e Luca di Prospero rendono omaggio con una scelta di poesie. Dopo qualche giorno, attraversiamo piazza Navona per darvi convegno in un altro edificio dalla storia elegante e segreta: il Museo Napoleonico. Nato per la passione del conte Primoli, pronipote dei Bonaparte e collezionista di cimeli della famiglia, che li lasciò alla sua morte al Comune di Roma, ospita molti ricordi di Paolina, la bella sorella di Napoleone che ha bruciato la sua esistenza in capricci e passioni senza guida. Coraggiosa, senza istruzione ma con un carattere di ferro, ha costruito una femminilità fuori da ogni modello, e grazie a Milena Vukotic la scopriremo circondata dai suoi oggetti: il libro dei conti in marocchino rosso, i ritratti, i gioielli e il celebre calco che Canova fece del suo seno.
Dobbiamo allontanarci per l’ultimo incontro e traversare il Tevere: alla Casa della Memoria e della Storia è Gramsci ad accoglierci. La sua vicenda umana è nelle parole con le quali, il 10 maggio 1928, raccontava dal carcere a sua madre la condizione di prigioniero politico: “Carissima mamma, (…) Io vorrei che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna stiano per darmi. Che tu comprendessi bene, anche col sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico, che non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione. Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso”.
Gramsci non uscirà mai più dal carcere e morirà nell’aprile del 1937 alla clinica Quisisana di Roma. Settanta anni dopo riascoltiamo le sue parole e, un po’ commossi, chiudiamo i nostri incontri. Più ricchi e più forti, forse, perché l’intelligenza non teme e l’arte è veggente. Bentornati.
Gioia Costa
CALENDARIO
20 – 21 settembre
Parole di luce: letture dedicate a Giovanni Barracco
con Caterina Carpio e Luca Di Prospero
cura registica di Marco Carniti
Museo Barracco, corso Vittorio Emanuele, 166/a
26 – 27 settembre
Paolina Borghese, la reine des colifichets
con Milena Vukotic
al flauto Ludovica Scoppola
cura registica di Marco Carniti
Museo Napoleonico, piazza di Ponte Umberto I, 1
29 – 30 settembre
Antonio Gramsci: “Tutto ciò avendo i polsi legati”
dalle lettere dal carcere
con Valerio Binasco
casa della Memoria e della Storia, via San Francesco di Sales, 5
20 – 21 settembre : Museo Barracco
Parole di luce, letture dedicate a Giovanni Barracco
con Caterina Carpio e Luca Di Prospero
cura registica di Marco Carniti
“I vecchi, come sono io, naturalmente hanno fretta ma io non mi lamento dei diciotto anni. Alla mia età non ispero di vedere la nuova felicità dei tempi che questa legge promette al mio paese, ma non importa; vi sono le giovani generazioni che ne godranno, e forse anche sotterra le mie reliquie si commuoveranno di gioia”.
Giovanni Barracco
Saranno Eleonora Duse e la luce gli accompagnatori della visita alla magnifica collezione di scultura antica del barone Giovanni Barracco. Racconta Ludwig Pollak, valido collaboratore del barone e primo direttore di quello che sarà il suo museo, che molti personaggi amanti della cultura e dell’arte salirono “più volte le scale anguste e faticose della casa in cui abitava Barracco”. E cita fra questi Eleonora Duse. Di questa frequentazione abbiamo un curioso ricordo: una lettera che il barone mandò all’attrice, in procinto di partire per gli Stati Uniti, nella quale le consiglia le letture per il viaggio. Venti autori, e opere come l’Iliade, l’Odissea, la Gerusalemme Liberata… Siamo nel marzo del 1885, e i viaggi duravano molto più di adesso.
In quella casa dalle scale “anguste e faticose” che era a via del Corso a Roma, Barracco aveva disposto le sue sculture in modo che le luci, sia quelle artificiali che quelle provenienti dalle finestre, ravvivassero i marmi in maniera eccellente: e anche nel primo museo, che dovette aprire quando la casa divenne troppo piccola per ospitare la preziosa raccolta, riuscì a creare effetti mirabili di giochi di illuminazione.
E sono tutte di omaggio alla luce le poesie di Ungaretti, Quasimodo e Montale che ascolteremo nel nuovo museo, da poco riaperto dopo lunghi restauri.
Museo Barracco Riapre al pubblico il Museo Barracco dopo alcuni anni di chiusura, impegnati nel restauro architettonico dell’edificio, nell’adeguamento dello stesso alle norme di sicurezza e nella realizzazione di un’idonea accoglienza, date le problematiche delle barriere architettoniche dell’edificio cinquecentesco, per coloro che non hanno facilità d’accesso. A tal fine sono state realizzare al piano terra delle aree di accoglienza al pubblico con difficoltà motorie. E’ così possibile conoscere la Collezione Barracco attraverso una postazione informatica che permette una visita virtuale del Museo, ammirare alcune opere selezionate della Collezione, accedere alla Biblioteca Barracco e alla Biblioteca Pollak, due importanti fondi librari conservati presso il Museo. La prestigiosa collezione di sculture antiche donata da Giovanni Barracco nel 1904 al Comune di Roma, ritenuta da tutti una delle più belle raccolte museali del panorama romano, con i recenti lavori è ora a disposizione di un pubblico più vasto. L’eclettismo storico-artistico fra la sede del Museo, edificio cinquecentesco del rinascimento fiorentino, e la collezione archeologica di sculture antiche presenta una grande armonia, che finalmente potrà essere fruita anche da coloro che a tutt’oggi ne erano stati privati.
Maresita Nota Santi
Caterina Carpio Attrice di teatro e di cinema. Nel 2003 si è diplomata alla scuola del Teatro Stabile di Torino fondata da Luca Ronconi e diretta da Mauro Avogadro. Ha seguito la masterclass Spazio curata da Luca Ronconi al Piccolo di Milano, il laboratorio Musica in movimento con Giancarlo Sepe e un laboratorio con Emma Dante. A teatro è stata diretta da Serena Sinigaglia, Giancarlo Sepe, Franco Branciaroli, Beatrice Mancini, Enzo Toma, J.C.Sais, da Henning Brockhaus, Walter Le Moli, Giuseppe Argirò e Roberto Zorzut. Per Esplor/Azioni ha partecipato nel 2006 a La ruggine e l’oro con Giselda Volodi e nel 2007 a La cena degli dèi con Michela Cescon. In cinema ha lavorato con Giovanni Veronesi (Manuale d’Amore 2), Riccardo Milani (film-tv Assunta Spina) e Peter Greenaway (Le valige di Tulse Luper: da Vaux al mare/Film n˚2).
Luca Di Prospero Attore di teatro e di cinema. Nel 2003 si è diplomato alla scuola del Teatro Stabile di Torino fondata da Luca Ronconi. A teatro è stato diretto da Walter Pagliaro, Massimo Castri, Luca Ronconi, Mauro Avogadro, Henning Brokhaus, Walter Le Moli e Marco Plini. Per Esplor/Azioni ha partecipato nel 2007 a La cena degli dèi con Michela Cescon e a Er libbro der Panonto con Massimo Verdastro. Al cinema ha partecipato a Manuale d’ amore 2 per la regia di Giovanni Veronesi, a Se devo essere sincera di Davide Ferrario, ai corti Sulla porta di casa di Gaia Camanni e Un posto libero di Eros Achiardi. Ha fatto alcune partecipazioni televisive in John Paul II di John Kent Harrison, in Camera Caffè di Chrisophe Sanchez e ne Le stagioni del cuore per la regia di Antonello Grimaldi.
26 – 27 settembre : Museo Napoleonico
Paolina Borghese, la reine des colifichets
con Milena Vukotic
al flauto Ludovica Coppola
cura registica di Marco Carniti
Cara Paolina,
visto che avremo un periodo di convivenza, è bene che io mi presenti. Sono un’attrice e anch’io cerco di sedurre gli altri in un continuo balletto di trasformazioni. Sono contenta questa volta di mascherarmi con te; in fondo anche tu hai giocato ad essere Paolina Borghese e mi sei simpatica proprio per le contraddizioni che ti distinguono. Alterni la leggerezza adolescenziale alla prepotenza della femme fatale e sei capricciosa come una bambina selvaggia che deve esistere come Principessa, sorella dell’Imperatore. Sei stata bellissima, tanto da essere immortalata dal Canova nella tua stessa villa dove oggi ti visitano e dove susciti l’ammirazione di tutti. A proposito, ho sentito che non ti piaceva la mia adorata Roma; ma io so – tra noi ce lo possiamo dire – che questo fa parte della tua civetteria e perciò mi sei simpatica, cara Paolina. La femme sera toujours la femme e tu ne sei l’emblema. Divertiamoci il più possibile. Ciao.
Milena
Non sono stati indulgenti con Paolina Borghese, gli storici: e lo scandalo che nacque intorno alla statua di lei in veste di Venere, fatta dal Canova, non contribuì certo a migliorare le cose.
Ma forse molto giocò l’invidia, nei giudizi dati su questa bellissima donna, perché, a ben guardare, i suoi peccati furono veniali: amava i bei vestiti, le feste, le acconciature e il titolo di principessa romana, è vero; è anche vero che ebbe degli amanti: ma fu anche l’unica, nella sua tumultuosa famiglia, a essere vicina a Napoleone nei giorni dell’esilio all’Elba, a aiutarlo nella sua fuga dall’isola (in che modo? dando un ricevimento in maniera che il rumore della festa coprisse quello dell’attracco delle barche: Paolina era sempre Paolina), e a preoccuparsi per lui nel momento della disgrazia fino al punto di dargli i suoi tanto amati diamanti da vendere se avesse avuto bisogno di denari.
Quindi rendiamo omaggio con un sorriso a questa bella e sfortunata protagonista del suo tempo, morta così giovane, ricordandone non solo i capricci e gli amori, ma anche la generosità, la cortesia e la benevolenza di cui fu prodiga con tutti.
Museo Napoleonico Il palazzo che oggi ospita la sede del Museo Napoleonico e gran parte delle collezioni in questo contenute sono dei lasciti fatti alla città di Roma nel 1927 dal conte Giuseppe Primoli, pronipote di Napoleone. Il conte Primoli fu un personaggio altamente rappresentativo di una duplice cultura italo-francese: Alessandro Dumas lo definiva “l’ambassadeur des lettres italiennes en France et des lettres françaises en Italie”. Innamorato della letteratura e del teatro, amico dei maggiori intellettuali della sua epoca, ogni anno andava a stabilirsi ad aprile nel suo appartamento parigino di Avenue du Trocadero e tornava a novembre nel palazzo di via dell’Orso, molto diverso però da quello che vediamo adesso. Con dolore, infatti, quando il Comune di Roma decise la costruzione di via Zanardelli, il conte Primoli dovette cedere il grande giardino adiacente al suo palazzo cinquecentesco e fu costretto anche a ridurre e a ristrutturare l’edificio. Il palazzo avrebbe dovuto essere la sede di un sodalizio culturale, al quale Gabriele d’Annunzio aveva anche trovato il nome: “L’Accademia dell’Orso” una prima volta, e poi “La Primola” (e già si firmava scherzosamente “G. d’A. Accademico della Primola”). Il progetto non fu mai realizzato, ma la biblioteca di trentamila volumi fu annessa alla Fondazione da lui voluta mentre le collezioni e l’edificio di via dell’Orso furono lasciati alla città di Roma, unitamente a una somma la cui rendita doveva contribuire alle spese occorrenti e avrebbe finanziato anche una borsa di studi per i giovani francesi che volessero fare studi d’arte a Roma (e che sarebbero stati alloggiati nel palazzo) e per i giovani italiani che avessero voluto fare lo stesso a Parigi.
MILENA VUKOTIC è nata a Roma da padre jugoslavo commediografo e da madre italiana, pianista e compositore. Ha seguito gli studi artistici a Londra, Vienna e a Parigi, dove ha studiato pianoforte, danza e recitazione e ha vinto il primo premio per la danza al Conservatoire National de Musique. Dopo un’esperienza nel corpo di ballo dell’Opéra, ha fatto parte della compagnia Grand Ballet du Marquis de Cuevas e della compagnia di Roland Petit, con le quali ha girato tutto il mondo. A Parigi ha studiato recitazione alla scuola di Tania Balachova e ha fatto le prime esperienze di attrice nei teatri di avanguardia. Tornata a Roma negli anni Sessanta, è entrata nella compagnia Morelli-Stoppa lavorando poi con Giorgio Strehler, Franco Zeffirelli, Maurizio Scaparro, Franco Enriquez, Paolo Poli, Beno Besson, Piero Maccarinelli, Mario Missiroli. Nel cinema ha circa cento titoli all’attivo e, fra gli altri, è stata diretta da Alessandro Blasetti, Federico Fellini, Alberto Lattuada, Lina Wertmüller, Mauro Bolognini, Ettore Scola, Mario Monicelli, Carlo Lizzani, Dino Risi, Bernardo Bertolucci, Andrej Tarkovskij, Jean-Jacques Beineix, Nagisa Oshima, in ruoli sia drammatici che di genere leggero e comico. Interprete degli ultimi tre film di Luis Buñuel, è particolarmente popolare per la serie dei film di Fantozzi - tra il 1980 e il 2000 - in cui interpreta il ruolo della moglie Pina. Nel 2003 ha preso parte a una produzione internazionale, A Good Woman, per la regia di Mike Barker. Molto attiva anche in televisione, a partire dal Giamburrasca (1964) di Lina Wertmüller, ha preso parte a sceneggiati diretti, tra gli altri, da Guido Stagnaro, Raffaele Maiello, Renato Castellani, Sandro Sequi, Vittorio Cottafavi, Massimo Scaglione, fino alla recente e popolare serie Un medico in famiglia nella quale interpreta uno dei ruoli principali. Ha recitato, per il cinema e per la televisione, anche all’estero, negli Stati Uniti, in Germania, Austria e Francia. Parla correntemente l’inglese, il francese, il tedesco e il serbo-croato e ha recitato spesso anche in queste lingue. Nel 2002 ha vinto il premio “Eleonora Duse” per la carriera teatrale, in particolare per Le donne di Picasso di Brian McAvera, regia di Terry D’Alfonso, e Notte di grazia scendi di Samuel Beckett, diretta da Mario Morini. Nel 2004 ha interpretato Lasciami andare madre di Helga Schneider, per la regia di Lina Wertmüller e il monologo Il piccolo portinaio di Marco Amato, regia di Walter Manfré.
con il patrocinio della Fonazione Gramsci, in collaborazione con l’A.N.P.I di Roma:
29 – 30 settembre : casa della Memoria e della Storia
Antonio Gramsci: “Tutto ciò avendo i polsi legati”
dalle lettere dal carcere
con Valerio Binasco
‘Leggere le Lettere’ è un’esperienza profonda per un attore.
Dal testo egli riceve simultaneamente e con eguale forza sia il dramma di chi scrive, che il dramma di chi legge.
L’attore non può che prestare ascolto a entrambi, confusamente,e riferire parole che di continuo cambiano energia mentre sono dette.
Ma è una buona confusione. Nessun attore dovrebbe essere a suo agio nel Leggere le Lettere.
Non dovrebbe leggerle ‘bene’. Dovrebbe leggerle come ‘gli vengono’. Sperando che ‘gli vengano’ , proprio come gli spiriti per un medium.
Dovrebbe coltivare in sé una relazione emotiva sia con chi un giorno ha concepito e scritto la lettera, sia con chi un altro giorno ha aperto la busta, e l’ha letta.
Credo che lo scriver lettere stesso sia un’attività ‘normalmente’ scissa: scriviamo con la nostra voce, e contemporaneamente ascoltiamo la voce che ci starà leggendo.
‘Leggere le Lettere’ è anche un fatto molto blasfemo. È un’intromissione enorme in un atto delicatissimo e spesso segreto.
Anche questo dramma morale contribuisce a fare della lettura un’esperienza profonda per l’attore. Questa esperienza la fa lì per lì, mentre sta leggendo, cioè: mentre dice e ascolta.
Si può anche sostenere che questo è ciò che dovrebbe fare sempre.
Ma quando un testo è stato scritto non dall’arte di un autore, ma dalla vita e dalla morte stesse, l’esperienza di dire e ascoltare acquista qualcosa di spirituale. Cioè di veramente semplice.
Tutto sommato penso che gli attori dovrebbero rifiutarsi di leggere le lettere.
(Questa frase è probabilmente una civetteria, ma ha qualcosa di sincero)
Di Gramsci posso scrivere solo questo: le sue Lettere dal Carcere sono la lettura meno carceraria che si possa fare. Non so come dire: è generosità pura. Cioè il contrario del carcere.
Valerio Binasco
Siamo stati spinti a chiedere a Gioia Costa di trarre dalle lettere dal carcere di Antonio Gramsci un testo teatrale con la convinzione che proprio la forma di comunicazione recitativa possa caricare quegli scritti di un “supplemento d’anima”, in grado di coinvolgerci, partecipando alla rappresentazione, in una vicenda tra le più drammatiche del Novecento, trasformata in messaggio di alto valore morale e propedeutico, anche oggi straordinariamente attuale, con la necessità di ristabilire il primato della libertà in stretta relazione con la dignità umana. E inoltre per richiamare l’attenzione su ciò che fu il fascismo quanto a crudeltà nei confronti degli oppositori. E soprattutto per sollecitare nuovi studi sul pensiero e l’opera di Gramsci, liberandoli dalle interpretazioni arbitrarie, approfondendo, magari, anche la sua ispirazione marxista (non solo conciliabile con la libertà, ma inconcepibile senza la libertà). Con Gioia Costa l’intesa nasce dal riconoscerle qualità professionali di notevole rilievo nella ricerca e costruzione dei testi e nella correlazione suggestiva tra questi e gli ambienti della recitazione, come un cortile di un palazzo storico o un museo militare, singolari e resi magici. Per quanto riguarda il nostro ruolo di superstiti della Resistenza, nel promuovere la lettura “artistica” delle lettere di Gramsci troviamo giustamente emblematico che essa avvenga nella “Casa della Memoria e della Storia” con il pensiero rivolto alla Guerra di Liberazione combattuta da formazioni che tra i vari nomi storici di riconoscimento, in Italia e in Jugoslavia, avevano scelto anche quello di Antonio Gramsci.
Massimo Rendina Presidente ANPI Roma e Lazio
Via Morgagni 25, a Roma. È qui che Gramsci venne arrestato l’8 novembre del 1926, in una stanza che aveva preso in affitto presso la famiglia Passarge. Dal carcere non uscirà mai più: il pubblico ministero disse al processo: “Per venti anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare” e la condanna fu di venti anni, quattro mesi e cinque giorni, ma non impedì certo a quel cervello di funzionare. Dal lungo cammino attraverso le varie prigioni uscirono infatti trentaquattro grossi quaderni, ogni foglio con il timbro del penitenziario e la firma del direttore, tremila pagine di appunti, note e saggi “sì che il tempo non passi perduto” che, dirà Togliatti in un discorso che tenne a Napoli il 29 aprile 1945, nei giorni della Liberazione, “a grande fatica riuscimmo nel momento della morte di Gramsci a strappare al carcere”. E le lettere: quasi tutte ai familiari: alla moglie russa Julca, alla cognata Tatiana, alla madre, al fratello Carlo, alle sorelle e ai figli Delio e Giuliano, il secondo dei quali Gramsci non conoscerà mai. Sebbene anche queste fossero sottoposte alla censura del carcere e a quella dello stesso Gramsci, al quale è difficile vincere il riserbo di descrivere i suoi sentimenti sapendo che occhi estranei leggeranno quelle righe, troviamo in una lettera a Tatiana del dicembre del 1926: “Scrivere e ricevere lettere è diventato per me uno dei momenti più intensi di vita”. I suoi giudici non riuscirono a fargli scontare tutta la pena. Dopo poco più di dieci anni dall’arresto, Gramsci moriva, alla clinica Quisisana di Roma, assistito dalla cognata Tatiana. Le sue ceneri, chiuse in un’urna, sono inumate nel cimitero cosiddetto “degli Inglesi”, a Roma.
La Casa della Memoria e della Storia è un’istituzione del Comune di Roma alla cui attività e gestione partecipano Associazioni che rappresentano la memoria storica dell'antifascismo, della Resistenza, della guerra di Liberazione, della memoria del Novecento e Istituti culturali che hanno finalità di ricostruzione, conservazione e promozione di tale memoria. Il Comune di Roma ha promosso l'iniziativa di costituire questa istituzione dove confluiscono, per continuare il loro lavoro di ricerca, documentazione, didattica e divulgazione storica, quelle Associazioni testimoni dirette dell'esperienza antifascista e democratica romana, alcune delle quali hanno donato il loro prezioso archivio: fra queste, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Con la creazione della Casa della Memoria e della Storia, la città di Roma dispone di un’istituzione unica nel suo genere: un polo d’attrazione multidisciplinare estremamente qualificato, ricco di storie di diverse generazioni, in grado di coordinare e rendere ancora più visibile il lavoro sulla memoria e la storia che, in molte forme, caratterizza oggi la città di Roma.
Valerio Binasco Attore di teatro e di cinema, nel 1988 si è diplomato alla scuola del Teatro Stabile di Genova dove oggi insegna recitazione e dove ha debuttato diretto da Marco Sciaccaluga. Diretto a teatro da Carlo Cecchi, Franco Branciaroli, Mario Martone, Franco Però, Giampiero Solari. Da alcuni anni collabora con il Teatro Stabile di Parma, sia come attore (Lo Straniero di Albert Camus), che come regista. Con lo Stabile di Roma ha lavorato come regista e interprete ne Il Gabbiano, di Anton Cechov, e come attore con Mario Martone in Edipo a Colono di Sofocle. La sua attività di regia inizia con Bar, di Spiro Scimone e Francesco Sfarmeli, e prosegue poi con altri spettacoli (fra i quali testi di Harold Pinter, Anton Cechov, Natalia Ginsburg prodotti da Roberto Toni, La Bella Regina di Leenane di Martin Mcdonagh e Natalia di Danilo Macrì prodotti dal Teatro Stabile di Genova, Cara Professoressa prodotto dalla Fondazione Teatro Due di Parma e Teatro Stabile di Parma e Noccioline prodotto dal Teatro Eliseo di Roma). Nel cinema ha lavorato, tra gli altri, con Guido Chiesa in Lavorare con lentezza, Fausto Paravidino in Texas, Nicola Rondolino in Tre punto Sei e Antonietta De Lillo in Non è giusto.
Esplor/Azioni tra Arte e Teatro
direzione artistica
Gioia Costa
coordinamento
Sabrina Filacchioni
organizzazione
Associazione Culturale Esplor/Azioni
ufficio stampa
Patrizia Bracci con Giusi D'Alessio - Zètema Progetto Cultura
progetto grafico
Veronica Ceccarelli - Zètema Progetto Cultura
stampa
TEF s.a.s. – Roma
Esplor/Azioni ringrazia per la preziosa collaborazione e per la disponibilità:
Guido Strazza, per la realizzazione del disegno originale per il festival
Anna Mura Sommella
Dirigente Musei d’Arte Antica
Maddalena Cima
Responsabile del Museo Baracco
Maria Elisa Tittoni
Dirigente Musei d'Arte Medievale e Moderna
Giulia Gorgone
Responsabile del Museo Napoleonico
Massimo Rendina
Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Esplor/Azioni ringrazia inoltre:
Roberta Arati, Roberta Biglino, Carla Calisse, Federico Caniati, Marco Carniti, Raffaele De Lio, Claudio Di Biagio, Mario Feliciangeli, Rosetta Gozzini, Luisa Fontana, Monica Guadagnini, Anna Leombruno, Achille Le Pera, Rina Mammoli, Carla Mancinelli, Jean-Paul Manganaro, Giovanna Marinelli, Renato Nicolini, Carla Piraino, Angelo Rinna, Paolo Ruffini, Sartoria Tirelli.
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