È finita il 14 ottobre 2006 la VII edizione del festival. Le foto delle quattro creazioni potete vederle in galleria, nel menu a sinistra. Qui troverete una breve sintesi del programma.
Continua negli anni la scommessa: scoprire quanto futuro sia racchiuso nelle parole del passato.
La settima edizione del festival si è aperta con Lo specchietto e il diamante, racconto delle avventure romane di Benvenuto Cellini nella chiesa di Raffaello appena restaurata, Sant'Eligio degli Orefici, dove Ennio Fantastichini ha avuto un caloroso successo di pubblico.
Le cene scapestrate con Michelangelo, la fuga da Castel Sant’Angelo, l’evocazione dei diavoli al Colosseo disegnano il fierissimo carattere di Cellini, modello di intellettuale del Rinascimento italiano.
Il secondo appuntamento è nato in collaborazione con l'ANPI: Un inutile eroe è dedicato a Giacomo Matteotti, che Maurizio Donadoni ha raccontato nel cortile di Sant’Ivo alla Sapienza (splendida sede dell'archivio Matteotti), insieme a Paola Pace, Toni Ciriello e Giulia Carnevali.
Dal suo assassinio a ritroso fino alla giovinezza, si ripercorre nel racconto la tensione morale, politica e umana di una delle grandi voci messe a tacere dal fascismo.
Il terzo appuntamento è stato con Ardisco, non ordisco, dedicato a Gabriele D’Annunzio. Attraverso le lettere d'amore, i capricci d'argento e i gioielli da donare Roberto Latini ha ricreato all'interno del Museo dei Bersaglieri di Porta Pia, che pochi conoscono, un ambiente suggestivo nel quale alle donne era riservata la seduzione e agli uomini la complicità.
Attraverso le sue lettere, passioni e amanti, un tracciato dell’autocelebrazione di un indiscusso genio.
Questa edizione si è chiusa con La ruggine e l'oro, spettacolo dedicato a Caterina Fieschi Adorno. Giselda Volodi ha fatto riapparire nel suggestivo chiostro e nell'oratorio dei Genovesi il forte pensiero di una mistica in anticipo sui suoi tempi, e con esso una pagina di storia e gusti è emersa, grazie anche alla presenza di Caterina Carpio.
Rivive in scena una delle più grandi mistiche del Quattrocento, che elaborò una vera teologia nata dal suo confronto con gli uomini del tempo: Martin Lutero, Girolamo Savonarola, Pico della Mirandola e Carlo VIII.