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All'attore è l'unica raccolta di scritti sul teatro di Valère Novarina.
La lettera agli attori, scritta in una notte durante le prove de L'Atelier volant,
è un proclama e un atto d'amore: certificato di nascita dell'attore
"pneumatico" e di un linguaggio che è soffio vitale, respiro della
scena. Il dramma nella lingua francese è un quaderno di lavoro
dove la lingua è smontata e rimontata secondo cadenze, assonanze, false
etimologie, lessici parascientifici: un atelier verbale a pieno ritmo. Taccuini
è un diario di bordo sulla cerimonia della lettura in pubblico.
Contiene maniacali riflessioni sulla voce e sulla posizione del corpo,
note sulla concentrazione e sul rilassamento. Il Teatro delle orecchie
racconta in terza persona il viaggio nella lingua francese e gli
esercizi quotidiani di una scrittura che vuole scendere sempre più in
basso nel suono e nel senso. Imperativi è una lista di 288
"avvertimenti" dati a sé stesso per la stesura dei testi teatrali:
appunti, riflessioni, soggetti minuscoli, drammuscoli di parole,
evocazioni di personaggi, note sullo stile, la sintassi, il lessico. Per Louis de Funès è un omaggio all'attore e al suo funambolico gioco con la luce e la morte. Caos è un breve saggio su Rabelais, sul grande corpo della madre-lingua e sulla lettura come tecnica respiratoria. Infine, La nostra parola:
comincia con un'invettiva contro il mondo contemporaneo, preso in
ostaggio dalle merci e dalla televisione, e finisce con la celebrazione
della parola, unica forza vitale qui contrapposta a quello scambio
comunicativo piatto che trasmette solo morte.
Novarina chiama cailloux,
"sassolini", quei frammenti verbali che vengono rimasticati nella bocca
e nel cervello. Allude ad una pratica creativa che non distingue i
diversi stadi dell'invenzione e della riflessione. Sono "sassolini" le
piccole ossessioni tematiche, le parole-flash, i ritornelli mentali, i
nomi, le litanie, i numeri, gli elenchi, i suoni e le onomatopee, il
ritmo e i minuscoli personaggi che scaturiscono da un dizionario
universale dei "nomi del mondo".
Tradurre testi così elaborati e composti in "lingue diverse" pone un
problema particolare: bisogna trovare l'equivalenza del suono e del
senso, del ritmo e dell'invenzione linguistica, degli stili molteplici
e della loro visibilità sulla pagina trattata come un palcoscenico.
Nelle numerose sedute di lavoro con Valère Novarina si è a poco a poco
messo a fuoco un metodo: trasferire in italiano il lavoro della
scrittura, l'atelier sonoro e ritmico del francese. Un ulteriore
problema era costituito dalla necessità di far affiorare quei saperi
linguistici del passato che Novarina cita segretamente o rielabora in
speciali camuffamenti lessicali e stilistici.
Inventore di parole, rabdomante di espressioni arcaiche, collezionista
di termini astrologici, teologici, medici e geografici, Novarina usa la
polvere verbale delle bancarelle dei quais parigini e le assonanze
ingiallite dei vecchi dizionari, bestiarî, erbarî, enciclopedie
universali.
La costruzione linguistica non è solo contaminazione di forme lontane
nel tempo e nello spazio, ma fusione di elementi restituiti a nuova
vita. Per questo, ho scelto un lessico misto, fatto di echi di italiano
antico e di spezzoni di italiano attuale molto manipolato, per ottenere
una equivalenza di fondo, invisibile ma ascoltabile, fra il francese di
Novarina e l'italiano della traduzione. Il pastiche, in Novarina, non è
un gioco di maniera, ma una creazione drammatica di corpi linguistici
viventi.
Per rendere questa tecnica particolarmente seria del pastiche, ho
crecato risonanze lessicali e gergali che permettessero al lettore di
ascoltare il movimento della lingua francese sotto la lingua italiana.
Bisognava trovare, a questo punto, anche un equivalente ritmico tenuto
in sottofondo. Ho adottato, dove possibile, lo schema
dell'endecasillabo nascosto nella prosa, e comunque una scansione secca
e un gioco di pause che restituissero le diverse pulsazioni della
scrittura di Novarina. Infine, le invenzioni linguistiche vogliono
essere un plausibile calco dell'originale, fabbricate in un italiano
che lasci intravvedere gli atti di creazione linguistica dell'autore.
presentazione dell'edizione italiana di Le théâtre des paroles, di Valère Novarina, All'attore, Pratiche, Parma 2002.
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