arrowhome arrow Gioia Costa arrow scritture arrow Lulu giovedì, 25 aprile 2024  






 
menu principale
 home
 il festival
 in repertorio
 - - - - - - -
 la notte delle donne
 i gesti di roma
 video
 galleria
 - - - - - - -
 contatti e prenotazioni
 - - - - - - -
 cerca
 crediti
 - - - - - - -
 l'associazione
 Gioia Costa
 traduzioni
 Face a face
 Premio Internazionale Maurizio Grande
 da Valère Novarina
 nuove iridescenze
 prefazioni
 incontri

Newsflash

Lulu   PDF  Stampa  E-mail 


Era diventata la distruttrice di tutto perché da tutti veniva distrutta". Con queste parole Karl Kraus ha scolpito l'immagine di Lulu, l'eterna bambina, vittima lei stessa della sua ingenuità criminale, del suo fascino imprendibile, della sua vitalità immotivata. Lulu, la personificazione della più temuta immagine femminile mai concepita. Puro carattere, senza ombra di psicologia. Talmente priva di coscienza da non poter essere combattuta: impossibile fronteggiarla, lei che è sempre altrove e che non assume alcuna posizione duratura. Tutt'uno con i suoi vestiti e costumi, e come loro mutevole. Stregata dal suo specchio, da ogni riflesso della sua immagine, sulla tela o negli occhi di chi l'osserva.

Wedekind in Lulu ha dipinto il Fascino, senza altri riferimenti possibili. Un essere che non appartiene a nulla perché nulla può possedere; perseguitata suo malgrado dal possesso. Tutti coloro che la circondano, nel redimerla, nell'amarla, nell'usare la sua felicità incosciente, tutti hanno un unico fine: possederla. Fine vano, perché Lulu non conosce domani né dopo; eterno è solo l'immediato, senza progetti né previsioni. Nella mutevolezza della sua vita nulla è modificato da lei per la semplice ragione che nulla è veramente e il mondo, come gli altri, ha lo stesso spessore del tulle che carezza le sue piccole ginocchia.

Abborracciatura priva di qualsiasi valore etico e artistico" è stato il giudizio pronunciato dalla pubblica accusa al momento della pubblicazione del dramma, nel 1906. Le tre successive istanze del tribunale hanno finito con il riconoscere il valore del libro senza per questo perdonare il suo carattere

Wedekind non se ne sorprese: "Si è sempre verificato - ha scritto -, che un uomo che compia un decisivo passo avanti in qualsiasi disciplina dello spirito venga trascinato davanti a un giudice per averne infranto le regole.

Nonostante lo scandalo che provocò, il dramma è la cristallizzazione di un ennesimo simbolo: l'innocenza criminale che semina disastri attorno a sé per l'impossibilità di divenire ciò che gli altri bramano: corpo addomesticabile non più fonte di ansie e timori.

Di fronte alla bellezza pura, alle azioni che non eseguono alcun progetto, di fronte alla vita sorgiva, si scatena il panico.

Lulu nega i modelli che la letteratura di tutti i tempi ha cucito attorno alla vita femminile: non è la Madre perché il suo amore non vale nulla e non ha fini, e poiché il concepimento investirebbe qualche progetto non è pensabile. Ma non è nemmeno la Rivale perché ogni suo amore dura un istante, quello in cui accade e non ha quindi tempo per ordire le trame né per soffrire. Infine, non è possibile pensarla indipendente: "Non so stare da sola"; per questo da sola non può fare nulla: il non attaccamento alla realtà nega ogni concretezza ai suoi gesti.

Le sue decisioni riguardano l'immediato, l'assolutamente visibile, il vicino: ma da vicino i contorni si sfaldano e non è possibile indovinare le proporzioni dell'oggetto guardato. da vicino i profili si confondono e nessuna luce aiuta a distinguere le forme. Almeno questo è il senso dei primi piani e della luce di Pabst. In questo marasma, l'esistenza di Lulu è scandita da tragedie; ciascuna segna l'inizio di una nuova vita perché nessuna la riguarda veramente. Ogni ricordo è per lei neutro per il solo fatto che è passato, di qui la sua assoluta incapacità di soffermarsi nel dolore.

Una cecità innata, origine del fascino e della rovina.

Farmaci e veleni si differenziano solo per il modo in cui vengono usati", scriveva Wedekind a proposito di recenti scoperte mediche; ma è il caso di Lulu, che dà e toglie la vita a chi le è accanto. Oggetto del desiderio mosso da un'anima capricciosa, Lulu tollera i suoi amanti mentre questi subiscono la sua esistenza. Mutevoli,n recalcitranti, sempre in attesa di liberarsi della passione che li unisce a lei e di farle pagare i loro cedimenti, i suoi amanti sono i suoi prossimi nemici.

Ma Lulu tutto questo non lo vede, vive nel presente. A una seconda lettura appare chiaro che non conosce nemmeno il desiderio: desiderare è volere una cosa, e la pulsione è fuori dal suo universo; ma desiderare è anche la spia di una mancanza remota, e per lei non esiste passato. C'è, invece, il bisogno di vedersi negli altri, unico segnale del suo essere in vita. Per questo mette in gioco ciò che ha, la sua parvenza. Quella che tutti vogliono possedere e che lei offre a tutti quelli che la vogliono.

Menandro scrive che "per natura la donna è dissipatrice". Lulu è dissipata dagli altri, ne ha bisogno, li annienta e per questo diventa la loro vittima. senza alcun eroismo perché è vittima incosciente, segnata da un carattere che si afferma come destino.

La vita si svolge negli occhi dei suoi spettatori e lei è sempre dietro al sipario, attrice ma non protagonista cui tutti vorrebbero togliere la maschera. Ma dietro quella maschera c'è la Sfinge che nessun Edipo oggi può vincere.

In Stile, anno 1, autunno-inverno 1990



visite
703692 Visitatori

utenti collegati
Abbiamo 2 visitatori in linea

 
top

Miro International Pty Ltd. © 2000 - 2004 All rights reserved. Mambo Open Source is Free Software released under the GNU/GPL License.
design by mambosolutions.com