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La Baraque, Cabaret Théâtre Dromesko   PDF  Stampa  E-mail 


Parigi. La Baraque, produzione Cabaret Théâtre Dromesko, Théâtre National de Bretagne, città di Rennes, Ministero della cultura e della comunicazione. Con Igor, Lily, Petr, Matej, Milan, Pierre, Jean-louis, Sani, Pista, Feri, Charles.

La Baraque è diventata una leggenda mobile: una taverna ambulante che attraversa l'Europa con tavoli, sedie, baguettes nei cestini del pane, basse lampade e vino; al soffitto sacchi di iuta, panieri colmi di cipolle, corde e tiranti.
Le finestre lasciano intravvedere le luci di una città gelata, in attesa di diventare anch'esse parte dello spettacolo, mentre all'interno della taverna l'atmosfera è calda ed invitante. Gli attori accolgono gli ospiti facendoli sedere ai lunghi tavoli di legno: Igor, con l'armonica, la sigaretta fra le labbra e l'aria di chi ha già visto tutto, la bella Lily con i capelli rossi e la voce cristallina, i gemelli cecoslovacchi Forman, che inventano favole con un pugno di riso, Pierre Trapet, che disserta sul tempo traducendo in lingue diverse frasi idiomatiche che diventano un delirio linguistico. Li conosciamo anche in Italia, gli artisti della Baraque: erano nell'ultimo film di Otar Ioseliani, Addio terraferma, ed erano stati invitati da Giorgio Barberio Corsetti insieme al Théâtre du Radeau nel 1999 alla Biennale di Venezia. Il loro spettacolo si basa sul susseguirsi di piccoli eventi, tenuti insieme dalla meraviglia e dalla sorpresa.
Hanno iniziato negli anni '80 con il circo, per poi dar vita a un lungo sodalizio con Zingaro, la compagnia di Bartabas con il quale, per dieci anni, hanno percorso le strade d'Europa. Nel 1990, Igor e Lily hanno creato la Volière Dromesko, che ospitava duecentocinquanta uccelli, oltre ai cavalli e ad artisti che hanno segnato un modo di fare teatro: acrobati, musicisi tzigani, funamboli, attori, danzatori.
Cosa succede, nella Baraque? Il violino vibra le prime note tzigane, ed è seguito dal contrabasso, dal cymbalum, dall'armonica e dalla calda voce di Lily; poco dopo un carretto si trasforma in teatrino e le marionette raccontano una storia minima, gettando sul pubblico riso e utensili, e tutti i bambini in sala iniziano a lanciare riso nel carretto affabulatore. La taverna è piena di bicchieri di vino che passano da una mano all'altra, di fumo, di musiche dolcissime e di risate infantili. Lily si avvicina al teatrino e chiude il sipario che disturba le sue canzoni, ma è nuovamente interrotta da un ospite spaesato che, dal lato estremo della taverna, disquisisce di improbabili principi perdendo continuamente il filo, giocando con immagini verbali e distorsioni filosofiche, finché un improvviso fiume di cipolle si rovescia dal soffitto invadendo la scena, e l'attenzione torna ai musicisti ungheresi, mentre gli sguardi degli spettatori vagano seguendo ora le marionette, ora la musica, ora un'improvvisa scena che da una finestra all'altra fa apparire per incanto la stessa persona. La bella Lily smette nuovamente di cantare e attraversa velocemente la sala sulle sue scarpe anni quaranta: ha un topo addomesticato sulla spalla. Dal lato opposto, una piccola attrazione di palline che scivolano dal soffitto sfidando ogni legge di gravità distrae gli ospiti e, poco dopo, un sontuoso marabù vola sopra gli spettatori e sale con grazia sulla spalla di Lily, per poi allontanarsi con passo lento e ondeggiante. Un armadio si apre rivelando un piccolo palco, con quinte e sipario, finché un buio richiama l'attenzione di tutti: dal soffitto scende un sacco, scoprendo una grande marionetta che si alza, lascia a terra la iuta come un baco che si trasforma in farfalla e si avvicina lentamente al pubblico per poi volare via lasciando dietro di sé un'impressione di magia e grazia. È il momento della cena, che arriva in un enorme tegame ed è offerta a tutti gli spettatori. Alla fine dello spettacolo, un grande palcoscenico racconta nuovamente la serata, con marionette che ripetono quanto è avvenuto nella taverna.
Sono mondi in miniatura, quelli della Baraque, popolati da affabulatori, animali addestrati, incantesimi, voci e note ricche di echi. Il loro teatro è fatto con elementi semplici, e trova la sua forza nella precisione di ogni episodio, nella bellezza della musica e in una partitura scenica composta con apparente spontaneità, facendo dimenticare la sapienza scenica e la composizione drammatica che hanno dettato ogni momento della serata.

L'Unità, 19 novembre 2001

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